L’anfiteatro è il monumento più famoso di Pollentia. Sulle sue rovine fu costruito un borgo di case rustiche dal caratteristico andamento ellittico e dal nome evocativo di Colosseo o Coliseo, il quale conserva nei cortili coltivati ad orti e giardini il perimetro dell’arena e nelle cantine i resti delle murature antiche. Rappresenta un interessante fenomeno di riuso di questo tipo di edificio per spettacoli che trova confronto a Lucca, nella medievale piazza del Mercato, e a Venafro (Isernia, Molise), nel cosiddetto Verlascio. Sorgeva al di fuori del perimetro urbano, in prossimità di sepolture pertinenti alla necropoli settentrionale, ed era fiancheggiato dal tratto del decumano massimo in uscita dalla città (attuale via Regina Margherita).
Edificato nella seconda metà del I sec. d.C. e rimasto in uso almeno fino agli ultimi decenni del IV, aveva dimensioni notevoli; la cavea, destinata ad ospitare oltre 10.000 spettatori, misurava m 132 x 98. La pianta era articolata in quattro anelli, costituti da poderosi muri, e separati da un corridoio voltato (praecinctio), in parte corrispondente all’attuale via Colosseo. Essi sostenevano i due settori (maeniani) con le gradinate per gli spettatori. Quello più esterno (largo m 12), corrispondente alla summa cavea, era sorretto da un complesso sistema di vani coperti da volte a botte, che in parte corrispondono alle cantine delle case moderne, mentre altri sono ancora interrati. Il settore inferiore dell’anfiteatro (ima cavea), largo m 9, poggiava su un terrapieno costruito artificialmente in cui furono ricavati ambienti anch’essi con copertura voltata, probabilmente in corrispondenza degli ingressi all’arena, finora mai indagata.