Tra i reperti ritenuti provenienti dalle collezioni di Casa Savoia spicca un’anfora attica a figure nere, restaurata nel 2002 ricomponendola dai frammenti conservati in museo. Contraddistinta da un’argilla di colore rossastro, tipica dell’Attica (Grecia), questa classe di ceramica era largamente diffusa tra la metà del secolo VIII e la fine del IV a.C. in tutto il Mediterraneo, in quanto considerata oggetto di lusso e segno di distinzione sociale.
Le figure venivano dipinte sulla superficie del vaso con una miscela di argilla liquida e sostanze ferrose, che con la cottura assumeva un colore nero lucido.
Due scene decorano i lati. Su quello principale è raffigurata la cattura di Cerbero (il cane infernale a tre teste), l'ultima delle dodici "Fatiche" di Eracle, del quale restano solo la clava e parte della “leontè” (pelle del leone Nemeo, indossata dopo l’uccisione nella prima delle Fatiche); delle divinità che verosimilmente assistevano alla scena si è conservata solo la testa di Atena.
L’altro lato, meglio conservato, presenta una scena di genere, con il dio Dioniso (Bacco) seduto al centro tra satiri e menadi (baccanti: donne seguaci dei culti orgiastici di Dioniso), mentre alcune divinità assistono e partecipano al banchetto.
I confronti sullo stile e i soggetti raffigurati, oltre all’accuratezza dell’esecuzione, hanno indotto ad attribuire il vaso alla bottega del "Pittore di Priamo", ceramografo attivo ad Atene entro gli ultimi decenni del VI sec. a.C. Molti dei suoi vasi, quasi tutti di grandi dimensioni, sono stati rinvenuti nelle ricche necropoli dell’Etruria, nel corso degli scavi del ’700 e dell’800, ed in seguito sono confluiti in importanti collezioni museali.